Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 10 febbraio 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperto un movimento dei timpani in sincrono con gli occhi generato dal cervello: nuova acquisizione nella neurofisiologia della percezione. La parte periferica del sistema uditivo contiene vari meccanismi motori che consentono al cervello di modificare il processo di trasduzione acustica. Movimenti o tensioni sia dei muscoli dell’orecchio medio sia delle cellule ciliate esterne modificano i moti del timpano, producendo suoni che possono essere rilevati da un microfono posto nel canale acustico: le cosiddette emissioni otoacustiche. Kurtis G. Gruters e colleghi hanno identificato uno specifico movimento timpanico prodotto dal cervello mediante questi sistemi: oscillazioni sincronizzate e covarianti con la direzione e l’ampiezza dei movimenti saccadici dell’occhio. Le osservazioni di questi ricercatori suggeriscono che un processo correlato alla percezione visiva modula il primo stadio della percezione uditiva. In particolare, queste oscillazioni del timpano associate ai movimenti dell’occhio possono aiutare il cervello a collegare stimoli visivi e stimoli acustici nonostante i cambiamenti nei rapporti spaziali causati dai movimenti dello sguardo. [Kurtis G. Gruters et al., Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America - Epub ahead of print - doi: 10.1073/pnas.1717948115, 2018].

 

Identificata una mutazione in PDE2A associata a una corea ereditaria precoce. Salpietro e colleghi, studiando una famiglia che presentava un disturbo del movimento caratterizzato prevalentemente da una corea con esordio nell’infanzia, negativa a mutazioni in NKX2-1, ADCY5 e PDE10A, hanno scoperto una mutazione omozigotica con perdita di funzione in PDE2A. I risultati di questo studio supportano il ruolo del metabolismo di AMPc e GMPc nei neuroni spinosi medi dello striato, quale meccanismo fisiopatologico cruciale nei disturbi del movimento. [Salpietro V., et al., Mov Disord. AOP – doi: 10.1002/mds.27286, Feb 2, 2018].

 

Il caso di una donna del Ghana con una massa cerebrale rilevata da 4 anni ma di natura indefinita. La donna di 53 anni, che all’esame neurologico rivelava squilibrio nel passo e debolezza muscolare delle estremità distali, presentava una massa cerebrale di natura non definita, monitorata da quattro anni e recentemente in espansione. In assenza di evidenze cliniche o radiologiche in altri organi, è stata necessaria la biopsia cerebrale per rilevare un’infiammazione granulomatosa necrotizzante che ha condotto alla diagnosi di neurosarcoidosi (NS), poi confermata da biopsie endo- e trans-bronchiali. L’interessamento del sistema nervoso da parte della sarcoidosi varia dal 5% al 10% nelle stime cliniche, ma spesso non è diagnosticato e viene scoperto, talvolta, solo in autopsia. La pubblicazione di questo caso vuole ricordare ai medici di prendere in considerazione la possibilità di NS, particolarmente nelle donne di mezza età, che risultano le più colpite. [Bajanti B., et al. Medicine (Baltimore) 96 (45): e8516, Nov. 2017].

Abbiamo ricevuto la richiesta di pronunciarci sull’effetto “nocebo”, ancora sconosciuto a molti. Nelle “Notule” del 2 maggio 2015 abbiamo pubblicato questo testo, che riproduciamo qui di seguito:

Non tutti conoscono l’effetto “nocebo”. L’effetto placebo è comunemente noto come un’azione positiva sulla salute o sullo stato funzionale di un organismo, attribuita ad un agente in realtà inerte, e dovuta a processi fisiologici intrinseci dell’organismo - come quelli di cui si occupa la psiconeuroimmunologia – i cui meccanismi molecolari includono l’attivazione dei recettori degli oppioidi. L’effetto placebo può anche costituire una parte dell’effetto di molecole farmacologicamente attive, ossia in grado di produrre “una o più variazioni misurabili in un organismo vivente”, e perciò definite correttamente “farmaci”. Un tempo si attribuiva questo effetto alla suggestione, intesa come uno stato psichico influenzato da un’informazione recepita coscientemente, ma poi si è scoperto che le cose sono più complesse. Sperimentalmente si induce l’effetto placebo con un finto farmaco, come una compressa di talco o di zucchero, per misurare di quanto l’effetto di una nuova molecola terapeutica superi quello evocato spontaneamente nell’organismo. Proprio gli studi sull’effetto placebo stanno gettando luce sul suo contrario: l’effetto nocebo. Con questa espressione si definiscono i processi fisiopatologici innescati dalle aspettative negative nell’organismo, a partire dal cervello.

Il problema è noto da tempo e, in Italia, è stato particolarmente studiato da Giuseppe Perrella, all’inizio degli anni Ottanta, nei pazienti a regime terapeutico cronico. Attualmente si dispone di conoscenze e strumenti per indagare in dettaglio le sue basi neurobiologiche. Alcuni sintomi indotti per effetto nocebo sono particolarmente studiati:

-          Dolore – temere di poter provare un dolore che confermerebbe una diagnosi infausta, o sapere che una determinata circostanza o un dato agente provocano sofferenza, causa un abbassamento della soglia di percezione del dolore;

-          Cefalea – sapere che una determinata condizione può provocarla, talvolta determina il suo insorgere anche in persone che non ne soffrono abitualmente;

-          Risposte allergiche – anche solo vedere in un video ciò a cui si è allergici, o venire in contatto con un allergene comune, ma non tale per il soggetto, può generare reazioni cutanee, starnuti, secrezione nasale e asma;

-          Prurito – il prurito può essere innescato anche dal semplice vedere persone grattarsi ripetutamente o sentire nominare acari, pidocchi, scabbia, tigna, orticaria, sostanze urticanti, polveri pruriginose, eccetera;

-          Disfunzione erettile e frigidità – questi disturbi si sono manifestati in persone che non ne avevano mai sofferto, dopo averne sentito parlare o aver creduto di essere a rischio di svilupparli.

L’effetto nocebo ci ricorda l’importanza di evitare e/o contrastare l’azione negativa di informazioni recepite in particolari stati psichici, perché tale azione può generare veri effetti fisiologici in tutti noi, e non solo, come si credeva un tempo, “malattie immaginarie” nella mente di persone deboli, depresse e tendenti all’ipocondria”.

Oltre agli psichiatri e ai medici di ogni specialità, l’effetto nocebo dovrebbe essere presente a tutti gli psicologi psicoterapeuti. Più in generale, conoscerne l’esistenza può aiutare nel comprendere effetti e atteggiamenti psicologici e comportamenti in molti casi e circostanze.

 

Discussione di BM&L sulla stagionalità di ricorrenze depressive e di altri disturbi psichiatrici. Introdotta dalla narrazione di eventi episodici di remissione di stati depressivi in concomitanza con la possibilità di trascorrere all’aria aperta delle belle giornate primaverili verificatesi durante il periodo invernale, la discussione si è sviluppata sia intorno ai fattori che determinano l’influenza negativa con periodicità circannuale sul sistema nervoso centrale, sia sui possibili meccanismi molecolari dell’effetto terapeutico della luce solare e di altri fattori naturali, a cominciare dall’esercizio motorio.

È stato poi riproposto il testo dell’articolo di Lorenzo L. Borgia, Esporsi al sole per abbronzarsi produce effetti stupefacenti sul cervello, (del quale si raccomanda la lettura, per la sua qualità e l’attualità in rapporto a studi ancora in corso) pubblicato nelle “Note e Notizie del 17-01-2015”; qui ci limitiamo a riportarne due brevi stralci: il primo sul ruolo delle β-endorfine nell’esperienza edonica di esposizione alla luce solare, e il secondo in rapporto al disturbo depressivo stagionale.

“Gli effetti della radiazione ultravioletta sono stati sperimentati da David Fisher e colleghi sui roditori. Un gruppo di topi privi di pelo è stato sottoposto all’irradiazione della cute glabra con una dose quotidiana di raggi UV equivalente a quella che penetra, in un tipo medio di pelle umana per caratteri istofisiologici, per effetto di un’esposizione della durata di 20-30 minuti al sole di mezzogiorno su una spiaggia della Florida; corrispondente, alla nostra latitudine, ad un 40-45 minuti di sole estivo. La dose di luce UV erogata in questo esperimento si considera tecnicamente una “bassa dose”, lontana da intensità e durata necessarie a produrre effetti nocivi. I topi in trattamento abbronzante erano posti a confronto con un gruppo in tutto equivalente di roditori non esposti. Dopo pochi giorni, i topi trattati con i raggi ultravioletti, insieme con l’abbronzatura, hanno presentato tassi di β-endorfina notevolmente più elevati del gruppo di controllo. L’incremento della produzione del peptide endogeno da parte della pelle era coerente con l’innalzamento dei suoi livelli plasmatici, oltre che con l’aumento di melanina”.

“Il disturbo affettivo stagionale (seasonal affective disorder) è stato studiato in ottiche diverse: quale processo psicodinamico legato alla rievocazione, sul tipo delle “nevrosi dell’anniversario” della vecchia nosografia, quale sindrome depressiva conseguente alla regolazione circannuale delle funzioni nervose e neuroendocrine, quale carenza dei sistemi serotoninergici o dell’increzione di melatonina rivelata da circostanze ambientali che si ripetono stagionalmente, e così via. Ora, Fisher e colleghi hanno deciso di avviare uno studio per seguire la nuova traccia del basso livello di β-endorfina conseguente alla scarsa esposizione al sole nei mesi invernali: il disturbo affettivo stagionale potrebbe essere una sorta di sindrome da astinenza di luce solare”.

 

Notule

BM&L-10 febbraio 2018

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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